Parliamoci chiaro, alla FIL siamo basiti.
Abbiamo assistito a due eventi che hanno dell’incredibile ed ammettiamo che qualcosa si è smosso anche nel nostro cuore di pietra.
Ma andiamo con ordine: come spesso accade, la storia si fa in pochi istanti. In questo caso tutto succede in 10 minuti o poco più, su un campo d’atletica leggera.
Prima Gianmarco Tamberi, classe 1992, di Civitanova Marche, ottiene un oro nel salto in alto. Lui che aveva dovuto rinunciare alle ultime Olimpiadi di Rio causa infortunio. Un oro condiviso per una strana regola con l’atleta e amico qatariota Mutaz Essa Barshim. Oro che nell’atletica leggera mancava dal 2008. Questa sua storia andrebbe presa come esempio sempiterno di impegno, dedizione e amicizia. E la candida domanda fatta al giudice di gara, “can we have two golds?” , potrebbe facilmente essere etichettata come essenza stessa dello spirito olimpico. La gioia incontrollabile che si sprigiona dopo l’accordo sul doppio oro è contagiosa anche per degli orsi avari di emozioni come noi della FIL.

Già questo potrebbe bastare e avanzare, ma non avevamo ancora visto niente. 10 minuti dopo, con Tamberi che ancora scorrazza in pista con la bandiera italiana sulle spalle, c’è la finale dei 100 metri piani che, insieme alla maratona, rappresenta l’esemplificazione stessa delle Olimpiadi nell’immaginario di ogni appassionato di sport.
Mai e poi mai e poi mai avremmo immaginato di vedere un giorno un italiano vincere un oro olimpico nei 100 metri piani. I 100 metri che negli ultimi 29 anni sono roba di Jamaica e USA. Al massimo Canada.
I 100 metri di sua maestà Usain Bolt.
Un sogno proibito per tutti gli appassionati di atletica. Per capire la portata di questa cosa, è come se vi dicessero che i mondiali di calcio del 2022 verranno vinti, che so, dal Giappone. Sarebbe una bella favola? Certamente. Succederà? Certamente, no.
Eppure Lamont Marcell Jacobs, ragazzone classe 94 di Desenzano del Garda, nella prima olimpiade post Usain Bolt, in uno stadio vuoto, ha sovvertito per sempre questa certezza assoluta.

Primo italiano a partecipare ad una finale olimpica in questa disciplina. Primo europeo a vincere l’oro dal 1992. Record europeo frantumato. 9 secondi e 80 centesimi di pura adrenalina.
Di che rendere fieri un certo Pietro Mennea.
Questa estate rimarrà per sempre nella storia dello sport italiano. Italia campione d’Europa a calcio. Un italiano che vince l’oro nei 100 metri alle Olimpiadi.
E la storia, a volte, si fa anche anche con gli abbracci.
Mancini e Vialli a Londra.
Tamberi e Jacobs a Tokyo.
Sport diversi, stesso gesto, stessa spontaneità.
Da domani torneremo ad essere quei beceri e burberi piantagrane che siamo sempre stati, ma oggi, oggi ci abbracciamo anche noi.
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2 pensieri riguardo “La storia si fa anche con gli abbracci”