Stasera sarà Italia-Spagna che di diritto sta diventando un classico negli Europei di calcio.
Molte sono le sfide che negli ultimi decenni ci hanno visti contrapposti alla Roja guidata oggi da Luis Enrique. Italia-Spagna è come vedremo una sfida ricca di aneddoti ed eventi importanti.
Il nostro analista di fiducia ci accompagnerà in questo viaggio tra i numeri, cercando, come di consueto, di non farci capire nulla.
Sono 37 le sfide tra Italia e Spagna, per un totale di 11 sconfitte e 15 pareggi. La prima partita tra le due nazionali risale addirittura al 1920, nella preistoria del calcio, per capirci 10 anni prima il primo mondiale disputato. Sfida valida per le Olimpiadi di Anvers in Belgio, questo primo confronto ci vide sconfitti per ben 2-0. Anche in questo caso, chi ben comincia è già a metà dell’opera.
Analizzando invece sfide recenti, le ultime tre partite ufficiali risalgono agli Europei del 2016, vittoria dell’Italia per 2-0, un pareggio ed una sconfitta per ben 3-0 nel 2017 alle qualificazioni dei mondiali. Di questa ultima sfida ne parleremo più in dettaglio fra poco.
Se guardiamo più da vicino le 11 sconfitte, si realizza che solo 3 sono avvenute nei tempi regolamentari (quindi senza considerare i rigori) e non in amichevole. Una è proprio quella delle olimpiadi del 1920. Le altre due sono molto più recenti. Se non consideriamo la sconfitta ai rigori grazie all’errore di Di Natale nel 2008 che per le statistiche conta come un pareggio – Europei di calcio di Austria e Svizzera, quarti di finale finiti 0-0 ai supplementari – per vedere una sconfitta nei tempi regolamentari di un torneo bisogna aspettare addirittura il 2012.
Per la precisione alla finale di Euro 2012, a Kiev: 4-0 senza appello per una Spagna stellare, sebbene alla fine del suo ciclo magico. Questa partita detiene un doppio record: da una parte ha il merito di essere la sconfitta con il più grande scarto di gol nella storia delle finali degli Europei, dall’altra erano ben 92 anni che non perdevamo contro la Spagna in una competizione ufficiale. Se bisogna perdere, bisogna farlo con stile insomma.
Ultimo, ma non ultimo è l’ultima finale disputata da entrambe le squadre che a loro volta dal 2012 stanno anche disputando di nuovo anche una semifinale. Sfida di taglia insomma.
Ritornando alle analisi, l’ultima delle tre partite perse invece è proprio quella del 2017, valida per le qualificazioni ai mondiali di Russia 2018. Un 3-0 senza appello. Questa ad oggi è anche l’ultima sfida in assoluto tra gli Azzurri, allora allenati dal mai dimenticato Ventura, e la Roja al tempo allenata da Lopetegui.
Da notare che di fatto questa ultima sconfitta decretò il secondo posto nel girone di qualificazione ai mondiali, con conseguente accesso alla fase di spareggio maestralmente persa contro la Svezia. Il resto è storia recente della FIL.
Insomma, Svezia a parte, la sfida di questa sera è un a prima occasione catartica per Mancini e gli azzurri tutti: vincere vorrebbe dire cominciare a purificarsi dalla non-partecipazione ai mondiali di 3 anni fa proprio contro la squadra che per prima ci escluse.
Parlando di catarsi, anche Luis Enrique ha da dire la sua e la sua personale storia parte da un mondiale, e non uno qualsiasi, ma quello di USA 94 quando era ancora un giocatore. Boston, 9 luglio di quasi 27 anni fa giorno per giorno. Quarti di finale.
All’iniziale vantaggio azzurro di Dino Baggio, rispose Caminero nella ripresa. Al minuto 88’ però il solito Baggio, Roberto questa volta, ci riportò in vantaggio. Eravamo quindi partiti per gli ultimi minuti di classico catenaccio sotto l’assedio spagnolo. E proprio nei minuti di recupero avvenne il fattaccio: un cross dalla destra di Goikoetxea attraversò l’area difesa da Pagliuca quando Luis Enrique cadde per terra. A gioco fermo lo spagnolo era ancora giù con il naso sanguinante. L’insospettabile Tassotti zitto zitto aveva deciso di dare una lezione di MMA all’attaccante avversario riservandogli una bellissima gomitata a giro. Anche di fronte l’evidenza di un naso sanguinante, l’arbitro ungherese Sandor Puhl (scomparso nel maggio di quest’anno tra l’altro) non vide nulla e, complice l’assenza della VAR, non diede nessun rigore. Anzi dopo poco fischiò la fine della partita coperto dalle inutili le proteste dei giocatori spagnoli.
In Spagna fu giustamente vissuto come un sopruso ma tant’è. L’unica vittoria di Pirro fu la prima prova televisiva applicata in un grande torneo che escluse Tassotti dalla semifinale e finale. La Roja intanto uscì ai quarti e l’Italia continuò la sua corsa trionfale verso il rigore di Pasadena sbagliato da Baggio.
Ma questa è un’altra storia.
Ecco, a ripensarci bene, in caso di vittoria forse più che catarsi quella di Luis Enrique avrà il sapore di vendetta personale. Il confine è flebile.
È tutto per questo episodio, ci si rivede alla prossima puntata della rubrica “statistiche inutili”. O forse no, dipende da quale delle due catarsi vincerà.

Una opinione su "Statistiche inutili – Italia-Spagna e la sfida della doppia catarsi"